Cronaca 11:26 | 22/10/2025 - Riccione

Sabato 25 ottobre alle ore 16.00 alla Sala Conferenze della Biblioteca Comunale si terrà l'incontro “I luoghi dimenticati”

Sabato 25 ottobre alle ore 16.00 presso la Sala Conferenze della Biblioteca Comunale di Riccione si terrà l'incontro “I luoghi dimenticati”, organizzato da Officina Fotografica Riccione e Tempus Fugit Urbex di Imola.  L'incontro avrà come tema centrale la fotografia urbex, un filone fotografico che vede la sua nascita nel '700 in Francia, ma solo in anni più recenti approda in Italia e diventa famoso tra i fotografi contemporanei. 

Direi che parlando di fotografia urbex si possa affermare che si parla di un mondo borderline, con un'etica ben definita e delle “regole” ben precise, il loro motto è “prendi solo fotografie, lascia solo impronte”. 

Andrea Turtura, fotografo del collettivo Tempus Fugit Urbex, racconta “la mia passione per la fotografia urbex nasce casualmente, avevo una volontà, quasi fanciullesca, di andare a visitare e fotografare case abbandonate. Dopo poco tempo ho scoperto che era una corrente fotografica che esisteva davvero e, insieme ad altri appassionati, abbiamo formato un collettivo ad Imola.” 

Chiese, ospedali, manicomi, ville, ma anche discoteche, hotel e luoghi del divertimento, tutti questi luoghi, obbligatoriamente abbandonati, possono tornare in vita per un istante grazie ai loro scatti, “è difficile venire a conoscenza di questi luoghi, racconta Andrea, e soprattutto quando noi mostriamo le fotografie non diciamo mai dove sono state scattate. Noi fotografi urbex abbiamo un'etica ben precisa, non sostiamo più di due o tre ore in un luogo, non spostiamo oggetti, ma soprattutto non entriamo mai in un luogo se non è completamente aperto, non ci devono essere porte chiuse, barricate o recinzioni, altrimenti si cade nell'illegalità.” 

Sono luoghi abbandonati ma ricchi di storia e di storie di vite che sono passate di lì “il pathos e l'atmosfera che si respira appena si entra in questi luoghi devono rimanere, dice Andrea, proprio per questo motivo non bisogna alterare nulla di ciò che ci si trova davanti.” Niente flah o effetti fotografici, “solitamente andiamo in questi luoghi di giorno, spiega Andrea, per poter scattare con la luce naturale e se un luogo ci affascina in modo particolare torniamo più volte per catturare luci differenti.”

Al collo preferibilmente una reflex o una mirrorless, in mano una torcia se ci sono angoli molto bui e magari una maschera che ci possa proteggere da muffe o amianto, “non abbiamo con noi altro, seguiamo alla lettera la regola urbex, lasciamo solo impronte e ci lasciamo trasportare dal fascino di questi luoghi e soprattutto, essendo luoghi pieni di memoria, portiamo tantissimo rispetto per la location e per chi l'ha vissuta.” Il silenzio, l'assenza totale di esseri umani e non secondariamente la luce, spesso tenue e non abbagliante, guardando questi scatti, la nostra mente può immaginarsi scene thriller da set cinematografico, “eravamo in un ospedale abbandonato, racconta Andrea, quando ad un certo punto entro in una stanza e vedo qualcosa a terra che sembra un corpo e mi si gela il sangue. Ho creduto subito ad un cadavere, in realtà avvicinandomi ho visto che era solo un manichino riverso a terra. Unica esperienza forte in tanti anni che fotografo.” 

Attraverso i loro obiettivi, durante l'incontro vedremo, dunque, luoghi dimenticati, abbandonati da tempo, ma ricchi di pathos e ricordi. 

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