Nel pomeriggio di martedì 22 maggio, personale della Questura di Rimini, al termine di una serrata attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini, ha eseguito nei confronti di un ventiquattrenne, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Rimini, gravemente indiziato dei reati di maltrattamenti contro familiari e conviventi, estorsione, violenza privata, lesioni personali aggravate, commessi con condotte abituali in ambito familiare, a partire dall’anno 2011 sino ai giorni d’oggi.
Le indagini condotte dalla Sezione specializzata nel contrasto ai reati contro le cd. “fasce deboli” della Squadra Mobile di Rimini, avviate a seguito della denuncia formalizzata dai familiari conviventi dell’uomo, segnatamente la madre, il padre ed il fratello, oramai esausti delle prepotenze subite, permettevano di ricostruire un preciso quadro indiziario nei confronti dell’indagato, ritenuto presunto responsabile delle gravi condotte maltrattanti che si manifestavano nel tempo in plurime azioni che avevano inizio sin da quando questi era minorenne e che si sarebbero concretizzati in atteggiamenti violenti sia di natura fisica che verbale al fine di imporre le proprie volontà; vessazioni, minacce di gravi ritorsioni, anche a mezzo di armi e di tali intensità da costringere i genitori ad assecondarlo in ogni sua richiesta, atteso pure l’esercitato ricatto psicologico di togliersi la vita, vieppiù con numerose estorsioni di denaro.
Al termine degli atti di rito l’uomo, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti e contro il patrimonio, veniva tradotto presso la locale casa circondariale a disposizione della procedente A.G..
La Questura di Rimini, in prima linea nella prevenzione e nel contrasto dei reati contro la persona e di violenza di genere con sezioni specializzate presso la Divisione Anticrimine e presso la Squadra Mobile, rinnova l’appello a fare istanza di ammonimento del Questore e nei casi più gravi a denunciare sempre i comportamenti maltrattanti o minacciosi, senza attendere che questi si traducano in atti di violenza.
L’intervento tempestivo delle forze dell’ordine può infatti permettere di scongiurare gravi conseguenze per le vittime, pur ricordando che nei confronti delle persone indiziate ed imputate vige la presunzione di innocenza.