Cronaca 17:57 | 19/05/2025 - Rimini

Condannato per omicidio volontario in primo grado il marito che uccise la moglie affetta da una grave malattia

La Corte d'Assise di Rimini ha inflitto a Filippo Maini la pena du quattordici anni di reclusione.  Ma chi è Filippo Maini? Nella vita un infermiere in pensione oggi ottantenne. Un umo che il 22 giugno di cinque anni fa, al termine del famoso lookdown, uccise la moglie, Luisa Bernardini di 74 anni, in via Coletti a Rimini, all'interno della propria abitazione dove i due convivevano in grande armonia. Il Tribunale di Rimini ha quindi accolto la tesi del reato di omicidio volontario aggravato, così come richiesto dal Pm, Luca Bertuzzi, che al termine della sua requisitoria aveva chiesto per Maini ben 21 anni di reclusione. L'ex infermiere in tutti questi anni ha sempre dichiarato che il delitto posto in essere non doveva considerarsi un omicidio, ma "un vero atto d'amore". La moglie, con la quale Maini aveva trascorso 53 anni di matrimonio, soffriva da tempo di Alzheimer. Una forma di malattia molto grave che le stava facendo perdere rapidamente quasi tutte le proprie facoltà primarie. Dal racconto del Maini, sarebbe stata proprio la congiunta chiedere aiuto in molte occasioni: lei voleva andarsene e smettere di soffrire. Così una sera l'uomo ha preso coraggio. Esperto in materia, data la professione che aveva svolto, scelse alcuni farmaci contenenti benzodiazepina. In quel modo avrebbe fatto perdere conoscenza alla donna. Quindi il marito la soffocò con ogni probabilità con un cuscino, come emerse. Subito dopo anche Maini cercò di suicidarsi usando un coctail di farmaci e bevande alcoliche. Per accelerare il decesso, Maini si mise in testa anche due sacchetti di plastica al fine di soffocare, che però non sortirono l'effetto voluto. Il giorno dopo allo stesso venne risparmiata la vita grazie alla badante di famiglia, che entrando in casa si trovò di fronte una scena agghiacciante e chiamò prontamente il 118. Il difensore dell’infermiere, l’avvocato Alessandro Sarti, ha sostenuto ci fossero tutti gli estremi per riportare il gesto di Maini in omicidio del consenziente. Da qui la richiesta a 4 anni di reclusione e la pena sospesa. Ora la difesa farà ricorso in Appello. Di diverso avviso il sostituto procuratore Luca Bertuzzi, secondo il quale la vittima, titolare di invalidità civile con indennità di accompagnamento, non era più nelle condizioni di lucidtà tali da poter prestare alcun consenso. Questo fatto nel corso delle more processuali è stato accertato anche dai Consulenti del Tribunale. Una tesi, quest’ultima accolta dalla Giuria, che però ha riconosciuto allo stesso Maini le attenunati generiche. “Non mi importa nulla di un'eventuale condanna - aveva dichiarato Maini - la vera pena è essere sopravvissuto alla mia Lulù”. Adesso in Appello tutto tornerà in parte in ballo e si riparlerà ancora di una vicenda con un finale davvero tragico.