Il criminologo riminese critica il nuovo decreto dedicato ai pubblici esercizi: "Siamo in Italia, certe misure vanno imposte. Ma la direzione è quella giusta, gestori e autorità di sicurezza devono collaborare"
“Sicurezza nei locali? La mia previsione sulle nuove linee guida del ministro Piantedosi è che nessun esercente riminese le applicherà mai”. Il parere del criminologo Massimo Affronte, esperto di sicurezza, è piuttosto lapidario. “Siamo in Italia, se un provvedimento non diventa obbligatorio, se non sono previste sanzioni, rimane un pezzo di carta. Chi voleva già adottare certe misure lo farà, gli altri staranno a guardare e continueranno a lamentarsi”.
Nel decreto ministeriale si parla di videosorveglianza, dell'adozione di un "codice di condotta" per i clienti e della nomina di un “referente della sicurezza per il locale”, cioè di una persona incaricata di dialogare con le forze di polizia.
Affronte, che con la sua agenzia si occupa da 30 anni di sicurezza, ha analizzato le nuovissime linee guida adottate dal Ministero dell'Interno per la prevenzione di atti illeciti nei pubblici esercizi (DM 15.01.2025 pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 20 del 25 gennaio 2025).
“L'intento è chiaramente nobile, ma qualche dubbio rimane. L'installazione di telecamere, anche se a carico dell'esercente, risulta un deterrente forte perchè spesso gli incidenti succedono proprio agli ingressi o in prossimità di essi. Ma non si capisce se basterà la registrazione o è previsto che le immagini vengano monitorate in diretta, sempre a carico dell'esercente, da qualche istituto di vigilanza”.
“Il codice di condotta – continua Affronte – è invece come il regolamento d'uso negli stadi. Nessuno lo legge, alcuni non sanno nemmeno che esiste. I pubblici esercizi che collaborano, adottando queste misure, in cambio potranno evitare la chiusura automatica del locale o la sospensione delle licenze in caso di risse e disordini di vario genere. E questo può essere davvero l'unico incentivo, ma conservo i miei dubbi. Mentre sul referente alla sicurezza, figura a mio avviso fondamentale, non è effettivamente chiaro chi debba essere: un addetto ai servizi di controllo (ASC), l'ex figura del buttafuori istituita e formata secondo il Decreto Maroni del 2009 oppure un qualunque dipendente del locale anche senza effettiva esperienza sul campo? Magari, come succede spesso in Italia, lo stesso che nei momenti di calma si mette a spinare anche qualche birra. E se sta facendo un gin tonic ad un cliente come fa ad accorgersi di cosa succede attorno?”.
Insomma, per Affronte restano più di uno i punti interrogativi, nonostante la direzione sia quella giusta. Ovvero quella di una collaborazione tra gestori e autorità di sicurezza, responsabilizzando gli esercenti e intgegrandoli nel sistema di sicurezza pubblica.