Cronaca 12:57 | 13/11/2025 - Rimini

Sparisce oltre mezzo milione investiti da una donna in criptovalute. Tre donne indagate dalla Procura

Era convinta di poter guadagnare tanto, ma proprio tanto da quell'investimento. Parliamo di quasi mezzo milione di euro gettati in una truffa legata alle criptovalute. Avrebbe dovuto incassare, sempre a dire delle esperte nel settore, anche gudagni superiori al 500% delle somme bonificate. Invece era la solita presa in giro. Il maneggio era ordito e organizzato da una signora residente a Tavullia di 56 anni. Figura che rivestiva il ruolo di funzionario di alto livello di una società di investimenti con sede nei Caraibi. Oltre a questa prima figura di spicco, emergevano pure due complici, una donna residente a Cattolica di oltre 50 anni e una terza di 71 anni di San Mauro Pascoli. Questo terzetto per convincere la "vittima" avrebbero nel tempo parlato di aver compiuto operazioni finanziarie analoghe molto remunerative per i clienti, che questo affare oggi era una manna caduta dal cielo. La donna cascata nella rete, una riminese che quando non ha visto più i soldi versati, nè gli interessi promessi, si è recata in Procura a Rimini per denunciare la brutta storia o avventura. Dell'indagine è stato incaricato il sostituto procuratore Luca Bertuzzi, che insieme alla Guardia di Finanza ha fatto muovere i primi passi a questa indagine. I finanzieri, documento dopo documento, hanno rimesso insieme i pezzi del puzzle e alla fine di tutto si è capito che era una truffa aggravata a tutti gli effetti. Le tre donne hanno convinta la vittima ad acquistare il prodotto finanziario, denominato "Farm", attraverso la piattaforma web della società d'investimenti. Ma fin qui tutto regolare per un bluff organizzato in piena regola. Le truffatrici sono andate oltre, facendosi consegnare le credenziali di accesso dei conti, al fine di poter continuare ad operare in autonomia sul conto della malcapitata. Così dall'aprile al settembre 2022, la presunta consulente finanziaria e le complici avrebbero investito, per conto della cliente, 562mila euro passati in criptovaluta, bitcoin nello specifico e plcu. Tutti questi denari sono stati trasferiti in rapporti finanziari, conti correnti, inaccessibili alla malcapitata vittima riminese. La stessa era tenuta all'oscuro oltretutto di ogni passaggio irregolare della truffa che stavano perpetrando le consulenti. Tra le altre cose, la società caraibica non risulta autorizzata dall'Abi ad operare in Italia. Alla fine della proiezione del film: soldi volatilizzati e zero incasso, conti mancanti di mezzo milione di euro, zero incassi per la riminese. Terminate le indagini di rito, il Pubblico Ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per le tre indagate (difese dalle avvocate Graziana Maria Bettuelli e Silvia Andruccioli). Il terzetto il prossimo 12 febbraio dovrà presentarsi davanti al gip di Rimini, Raffaele Deflorio, per l'udienza preliminare. I soldi nel frattempo è possibile che stiano prendendo il sole. Magari in qualche isola dei Caraibi. 

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