Benvenuti in Atelier 2025 è l’iniziativa promossa da CNA Federmoda, giunta alla sua terza edizione, nata per raccontare al grande pubblico il valore del saper fare artigiano nella moda italiana e per avvicinare le nuove generazioni ai mestieri che ne costituiscono le radici.
Un vero e proprio racconto corale del Made in Italy in programma dal 21 al 23 novembre che vedrà protagonista anche il territorio riminese insieme agli artigiani della moda di tutta Italia pronti ad aprire le porte dei propri laboratori, atelier e botteghe per un lungo fine settimana dedicato alla scoperta dei processi creativi e produttivi che danno vita al Made in Italy di qualità. Un’occasione per entrare nei luoghi in cui nascono le collezioni, osservare le lavorazioni da vicino, incontrare i maestri artigiani e vivere un’esperienza autentica tra creatività, tecnica e bellezza con l’intento di valorizzare e spiegare l’artigianato e il suo ruolo nel sistema produttivo italiano.
Non ha dubbi Roberto Corbelli (nella foto) Presidente CNA Federmoda Rimini rispetto gli obiettivi di Benvenuti in Atelier 2025 “Con questa iniziativa vogliamo coinvolgere scuole e giovani, per avvicinarli ai mestieri d’arte e alle professioni del futuro ma anche rafforzare il legame tra impresa e territorio, promuovendo collaborazioni con enti locali, scuole, associazioni e aziende con CNA che si conferma come punto di riferimento del sistema moda artigiano italiano. Siamo al lavoro - aggiunge Corbelli - per coinvolgere tutti i profili del territorio utili a raccontare questo grande bacino e patrimonio di conoscenze, tradizioni e potenzialità del mondo della moda del riminese”.
In un momento complicato per l’economia sotto la scure dei dazi diventa ancora più strategico avere consapevolezza dell’importanza del Made in Italy per darne il giusto valore con la consapevolezza di come oltre il 60% delle imprese italiane della moda sia artigiano: un patrimonio diffuso che unisce tradizione, innovazione e legame con il territorio.
“Oggi più che mai, è necessario ricordare che un marchio non è un marchio di garanzia se non garantisce davvero - puntualizza Corbelli - La responsabilità non può essere delegata, né esternalizzata a strutture terze: chi mette il proprio nome su un prodotto deve rispondere pienamente della sua qualità, della sua origine e delle condizioni in cui è stato realizzato. Un brand che fonda la propria reputazione sull’eccellenza del “Made in Italy” ma non conosce, o non vuole conoscere, la propria filiera produttiva, non offre alcuna garanzia al consumatore, ma solo un simbolo svuotato di senso. La vera credibilità del nostro sistema moda passa dalla corresponsabilità tra marchi e produttori, dal riconoscimento del valore di chi lavora e dalla trasparenza lungo tutta la catena di fornitura. Solo così la certificazione potrà essere uno strumento di verità, e non una procedura formale che copre le disuguaglianze e i paradossi della globalizzazione. CNA Federmoda continuerà a battersi perché il Made in Italy resti sinonimo di sostanza, non di apparenza; di garanzia reale, non di etichette autoreferenziali.”

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