Rimini e Ornella Vanoni. Una ai tempi città capitale europea del turismo e la Signora Ornella, una delle protagoniste della musica italiana ieri e oggi. Un legame di lunga data a partire dai concerti nei locali storici degli anni '60. Un filo di spezzoni di vita testimoniato dalle foto trasmesse dalla Biblioteca Gambalunga, dall'evento organizzato dal supermercato Omnia nel '66 , fino al cncerto al teatro Novelli del 2012. Con una data già ri-calendarizzata nel 2021 ma annullata causa covid.
Il Sindaco di Rimini, sul proprio profilo Fb, ricorda così una delle Signore della canzone italiana, interprete magistrale di brani passati alla storia della musica.
"Con la sua eleganza, la sua ironia e soprattutto con la sua voce inconfondibile Ornella Vanoni è stata una protagonista della musica italiana degli ultimi settant'anni. Un percorso artistico unico che ha intrecciato la storia di Rimini sin dagli anni Sessanta, epoca scintillante nella quale la Riviera rappresentava la tappa imprescindibile di tutti i divi della musica italiana e internazionale.
Ornella Vanoni ha scritto pagine indimenticabili di questo racconto di costume, culturale e popolare, con le sue esibizioni all'Embassy, anni dopo al Bandiera Gialla, i soggiorni al Grand Hotel fino all'ultimo live a Rimini al Teatro Novelli nel dicembre del 2012. Immagini e ricordi che ci teniamo stretti."
Il ricordo di Giampiero Piscaglia, ex assessore alla Cultura: "Venne tre volte Ornella Vanoni al Teatro Novelli dalla metà degli anni ottanta, una terza era già fissata, questa volta al Galli nel 2021, fermata da noi come in tutta la tournèe per via del Covid. Ce lo ricorda la (allora) consueta foto d’autore appesa negli uffici con tanto di dedica affettuosa al personale del Teatro. Come succede quasi sempre per i grandi artisti dal carattere altrimenti spigoloso, più spesso capriccioso, in teatro Ornella era gentile, la ricordiamo di buon umore, per niente nervosa, in una non comune sintonia con le molte scomodità che il Novelli si portava dietro, ciò che in altre attrici, attori o musicisti importanti come lei, generava spesso proteste e malumori. Di sicuro nelle due ultime presenze all’Ermete, Ornella non ha fatto parte della schiera di tutti quelli, soprattutto protagonisti, che sistematicamente si lamentavano per i camerini lillipuziani o per la scarsa autonomia dell’acqua calda in uscita dalle docce. Incantevole una volta sul palco, di quella magia che avvolge la presenza delle grandi donne in scena anche al di là della loro arte, canora in questo caso, la ricordiamo camminare sul palcoscenico con un carisma da grande attrice, con un di più di ammirazione da parte nostra che sapevamo di una iniezione in camerino prima di salire sul palco, per un fastidioso mal di schiena.
Non poteva sfuggire in quell’incedere affascinante, l’ausilio di un appena discreto tasso di gradazione alcolico, inizialmente a suo agio su un tacco come minimo 18 che ne esaltava una sensualità sobria, disinvolta e parte integrante delle sue performance. Lì qualcosa succede nell’armonia dei movimenti di Ornella, si comincia a cogliere, da dietro le quinte, una certa apprensione sull’equilibrio delle sue movenze sceniche, realizziamo subito che la somma quasi algebrica fra quei 18 cm del tacco e quel 6% di pendenza del palco, che faceva imbestialire tutti i danzatori, stava mettendo alla prova la consueta eleganza nella quale l’interpretazione canora e la presenza scenica è sempre stata elemento costitutivo della stessa partitura.
Eccolo il colpo di genio improvvisato all’istante, quasi a riscrivere un frammento dello spettacolo, con la naturalezza di un mimo e senza mostrare la minima alterazione, Ornella si sfila le scarpe, una a una, le lancia dietro le quinte con consumata gestualità teatrale, nessuno sente il rumore della caduta di quelle calzature sopraelevate perché a prenderle al volo pensa il macchinista del teatro, quasi una drammaturgia prevista, la cui genialità però non sfugge al pubblico che la interrompe con un fragoroso applauso. Ornella continuerà lo spettacolo cantando scalza con la classe e lo charme che non aveva bisogno di altro".

Max 7° 




















