"Caro Diario, grazie all’incontro Rimini Controluce della settimana scorsa mi sono reso conto che la città ha smesso di vedersi con una lente distorta e si sta finalmente scoprendo per quello che è: disunita, disgregata, ostaggio dell’immobilismo politico frutto di compromessi elettorali oggi non più riscattabili. La partita sul piano dell’arenile e sul cambio di destinazione d’uso si sta giocando all’interno delle stanze del potere senza una vera condivisione, interpellando solo i diretti interessati senza coinvolgere la totalità della città. I bagnini discutono per la spiaggia come se fosse di loro esclusiva proprietà, gli albergatori fanno operazioni di lobbing orientando scelte turistiche atte a conservare il loro privilegio premendo politicamente per escludere tutte quelle nuove forme di turismo alternative che hanno salvato la situazione nelle ultime stagioni.
Tutte azioni legittime da parte delle associazioni di categoria, ma decisamente inappropriate se da operazioni corporative si passa a dettare l’agenda politica di Rimini e della Romagna. È un fatto che il futuro non lo decide la politica nella sua versione plurale di città, ma è indirizzato solo dai due più importanti bacini di voti sicuri che la città può offrire. Così ci ritroviamo nella situazione paradossale di dover ricevere la cura ai nostri problemi direttamente dalle mani di chi questi problemi li ha prima causati, poi minimizzati e alla fine cronicizzati.
Il tutto è condito da una sostanziale accelerazione verso il baratro dovuto dalla massiccia presenza della criminalità organizzata che si è messa in affari con fasce dell’economia riminese particolarmente propense a situazioni che garantiscono rapidi e corposi guadagni, a discapito della vivibilità della nostra città.
Una città che ieri si è svegliata con i giornali che titolano: “In odore di mafia altri 33 hotel: controlli dopo i cambi di gestione, per alcuni è scattata l’interdittiva” sul Resto del Carlino e “Passaggi e gestioni per gli hotel, dal Comune 41 segnalazioni in un anno” sul Corriere di Romagna.
Una realtà denunciata molte volte e che è sempre stata respinta e minimizzata dai governanti, che però oggi dichiarano ai quotidiani il grande merito di aver segnalato queste problematiche. Ne prendo atto di questo deciso cambio di passo, forse frutto dell’impossibilità ormai conclamata di nascondere sotto il tappeto l’immondizia sociale in cui viviamo.
Aziende che non depositano bilanci, non pagano tasse e imposte da anni, non giustificano l’origine dei soldi, sfruttano dipendenti e uccidono la nostra economia hanno comunque prosperato nei nostri territori, nonostante le segnalazioni precise e puntuali si è preferito rimanere immobili ad aspettare gli eventi.
E sembrerebbe che la malavita sia fiorita in questo sottobosco di relazioni tra tessuto imprenditoriale, politico e professionale generando la crisi del nostro modello turistico ed economico.
Caro Diario, le difficoltà per la nostra città iniziano da lontano ma oggi sono evidenti e devastanti perché si uniscono ai problemi economici nazionali e alle tensioni internazionali. Non siamo stati lungimiranti, abbiamo preferito il consenso spicciolo alla programmazione, la fedeltà politica alla competenza. Uno tsunami sociale cosi devastante che oggi appare senza soluzione, che solo un atto di totale rottura può arginare: un’inchiesta della procura, un ribaltamento del colore politico, una guerra mondiale. Lascio decidere a te quale preferisci".
Ah, buon Natale.
Stefano Benaglia

Max 11° 




















