Sport 11:49 | 26/11/2025 - Rimini

Calcio-Di Matteo e Ferro recedono unilateralmente il contratto con la Scarcella e salutano. I motivi inviati con una nota stampa

Dopo la decisione del Giudice del Tribunale di Milano, che per il momento si è riservato di decidere, per svolgere ulteriori approfondimenti, in merito al dissequestro delle quote del Rimini F.C, gli ormai ex (ad oggi) futuri proprietari Nicola Di Matteo e Daniele Ferro fanno un passo indietro, recedendo dal preliminare sottoscritto con la Building Company ad inizio mese. Si dice che la volontà di abbandonare la nave da parte degli ultimi arrivati in ordine di tempo, siano legate non solo allo stallo riguardante le quote sequestrate dal Tribunale di Milano per un debito di circa 200mila euro della vecchia proprietà (DS Sport di Stefania Di Salvo) nei confronti dell'ex presidente del Rimini F.C., Alfredo Rota. Ma a far desistere Di Matteo e Ferro, parrebbe possa essere la grave situazione debitoria in essere e di riflesso quella sul campo in questo momento che non regala tante speranze di salvezza. Potrebbe anche darsi che la società venga sanzionata con ulteriori punti di penalizzazione, oltre ai 16 già subiti. Ma questa per ora è solo una ipotesi. Nell'udienza tenutasi a Milano, il Magistrato si è riservato di valutare meglio la situazione e prendere una decisione a breve, come spesso accade in situazioni che appaiono complicate da valutare seduta stante, lasciando per il momento le quote sotto sequestro, congelate. Questo modo operativo non permette alcun passaggio di proprietà dalla Building Company della Scarcella alla nuova proprietà Di Matteo-Ferro. Le motivazioni fanno sapere i due imprenditori in una nota, sembrano avere comunque anche altri risvolti. Staremo a vedere. A seguire la nota inviata alle testate locali dai signori Di Matteo e Ferro.

La nosta stampa:

Il gruppo imprenditoriale rappresentato da Nicola Di Matteo e Daniele Ferro, in merito all’operazione volta all’acquisizione della Rimini Football Club S.r.l., comunica quanto segue.

"Siamo venuti a Rimini con grande entusiasmo, abbiamo provveduto a corrispondere quanto pattuito e previsto per l’ingresso in Società. Purtroppo ad oggi, le quote della Rimini Football Club s.r.l. risultano ancora bloccate dal Tribunale di Milano, a differenza di quanto ci era stato garantito nella sottoscrizione del contratto preliminare di compravendita. Lo stallo di questa situazione ha fatto si che decorressero inutilmente i termini concordati per il passaggio delle quote societarie. Abbiamo vissuto un mese decisivo per consentire la permanenza del Club in Lega Pro, da spettatori e l’impasse della situazione in cui ci siamo ritrovati per cause certamente a noi non imputabili, ci ha arrecato notevoli disagi. Abbiamo fatto arrivare a Rimini i nostri Dirigenti, futuri, Direttore Generale, Direttore Sportivo e Segretario Sportivo, ma agli stessi non è stato consentito di poter lavorare e muoversi liberamente come ad esempio andare in Sede, allo Stadio e/o parlare con la squadra, lo Staff tecnico, ecc. di iniziare insomma, ad operare per il bene della Società. 

Abbiamo provveduto a dare una “boccata d’aria” al Club per consentire il regolare svolgimento della partita casalinga con l’Ascoli.  Abbiamo sottoscritto contratto preliminare di acquisto delle quote societarie con la squadra che si trovava a -1 in classifica, oggi, si ritrova a -5 punti, sprofondando sempre di più all’ultimo posto del girone B della Lega Pro ed allontanandosi vistosamente dalla zona salvezza. Oltretutto, in questa situazione, non ci è dato capire, sapere e soprattutto controllare, quanti altri punti di penalizzazione potrebbe ricevere la “Rimini Football  Club s.r.l.” in  forza delle presunte violazioni compiute e soprattutto a noi sconosciute e MAI rappresentateci nella conclusione dell’accordo. Questa assurda, imprevista, inimmaginata e non volta situazione, ha costretto gli scriventi a recedere unilateralmente dal contratto sottoscritto.

I nostri legali naturalmente, procederanno a richiedere quanto elargito, a questo punto, inutilmente e a vantaggio di una sola parte che ha ricevuto un indebito pagamento. Ribadiamo che lo sblocco delle quote societarie non è una circostanza sulla quale potevamo operare, non sono certo le spese di giustizia e/o del custode che avrebbero potuto compromettere la trattativa in oggetto dato che sul “piatto” erano già stati serviti, oltre 250.000 euro.

Amareggiati, delusi e sconcertati da quanto accaduto ma soprattutto consapevoli di aver subito un grave danno da tutta questa spiacevole vicenda, ci ritroviamo dolorosamente costretti ad arretrare, consapevoli del fatto che provvederemo a tutelare tutti i nostri diritti presso le opportune sedi competenti.

Nicola di Matteo e Daniele Ferro"