Se in questi giorni il web, ma soprattutto i social sono letteralmente esplosi con i ritratti generati in stile Studio Ghibli, grazie a promt virali che sfruttano le capacità creative dell'intelligenza artificiale, in pochi si sono posti il problema della sostenibilità. Quanta energia servirà per sostenere tutta questa innovazione? Oggi l'intelligenza artificiale sta incrementando la domanda di calcolo, e quindi di energia, su livelli mai visti prima. "I cosiddetti data center richiedono enormi quantità di elettricità per server e sistemi di raffreddamento, motivo per cui – insieme a tematiche etiche o relative al diritto d'autore – è urgente aprire una riflessione anche sulla sostenibilità".
Per il riminese Marco Lupo, esperto di energia, se l'Europa intende sostenere l’espansione dell’Intelligenza artificiale, dovrà affiancare lo sviluppo energetico a quello digitale, accelerando sul fronte degli accumuli, delle reti e della generazione da fonti pulite. A lungo termine, l’espansione incontrollata dell’Ia potrebbe infatti contribuire fino al 3,5% delle emissioni globali entro il 2030. Un dato che è quasi pari all’intera industria dell’aviazione.
"Stiamo entrando in un'epoca sempre più energivora – avverte Lupo - e di questo cambiamento, se consideriamo ad esempio l'utilizzo futile di ChatGpt di questi giorni, siamo tutti responsabili. Pensate che se un milione di utenti generasse 10 immagini al giorno il consumo complessivo arriverebbe a 2,5 milioni di kWh, pari al consumo giornaliero di decine di migliaia di famiglie italiane.
Solo dieci immagini posso equivalere ad accendere il forno elettrico per un'ora di fila. Il disastro è dietro l'angolo, perchè a pagare sarà l'ambiente".
"Attenzione, sono assolutamente a favore di questa tecnologia. E' importante premettere che l'intelligenza artificiale potrebbe davvero efficientare alcuni settori, portare benefici sul piano della ricerca e dell'occupazione, ma se l’energia che la alimenta non proviene da fonti rinnovabili, rischiamo di alimentare un sistema che, se pur innovativo, non sarà sostenibile. Anche se tutto questo non ha un impatto diretto sulla nostra bolletta, le conseguenze a livello di emissioni sull'ambiente, e quindi sul clima, saranno devastanti tra qualche anno”.
Per Lupo insomma l'unica soluzione è affiancare l’espansione digitale all’autoproduzione energetica. Le Big Tech, protagoniste della quarta rivoluzione industriale, dichiarano il loro impegno verso una maggiore sostenibilità ambientale. Tuttavia questo non rappresenta una garanzia. Il ritmo accelerato dello sviluppo tecnologico rischia infatti di procedere molto più velocemente rispetto alla transizione energetica verde, creando un divario difficile da colmare.
"Ma tutti noi possiamo fare qualcosa. Ad esempio cominciando a diventare consumatori consapevoli, diminuendo il nostro impatto individuale e iniziando ad autoprodurre l'energia”, spiega Lupo. “Anche chi non si può permettere di installare un pannello fotovoltaico sul tetto, potrebbe contribuire all'autoconsumo con piccoli pannelli plug&play come ad esempio kit solari da balcone o da parete. Non sarà certo un singolo pannello a fare la differenza, ma è un piccolo passo verso un'epoca nuova, in cui la consapevolezza energetica dovrà rappresentare un valore civico imprescindibile".