Tradizionale discorso del Presidente della Repubblica quest’anno dal suo studio privato quasi a voler sottolineare la vicinanza al popolo, alla gente. Un discorso dall’approccio meno formale, breve, semplice ma incisivo. Ha parlato di bisogno di unità nel paese, di rispetto degli altri con il rifiuto dell’astio e dell’intolleranza. Il presidente Mattarella rigetta la retorica dei buoni sentimenti e chiede il rispetto di tutti e soprattutto il rispetto delle regole per tutti, lavoro ed equa distribuzione della ricchezza. Cita il degrado, la mafia, gli episodi di criminalità verso i quali i cittadini si sentono indifesi e ribadisce il valore della pacifica convivenza. Racconta che dei bambini di Torino gli hanno conferito l’onoreficenza simbolica della FELICIZIA, dei buoni sentimenti che, se praticati, migliorano la nostra società. Ricorda il volontariato come valore di solidarietà e ammette che la società civile spesso ha fatto meglio e più delle istituzioni. Ammette anche che lo Stato si sia posto spesso in ritardo verso gli emarginati e le famiglie in difficoltà, i mille problemi del paese e gli errori commessi, auspicando che l’Italia positiva prevalga. Basta teppismo nello sport, approssimazione, mancanza di lavoro con l’alto debito pubblico che costituisce una pesante ipoteca sui giovani. Lo stato sociale, la dignità del lavoro, il diritto alla cittadinanza devono essere alla portata di tutti e si rivolge alle forze politiche perché lavorino per condizioni di vita adeguate per tutti. Rende onore alle forze dell’ordine che fanno ogni giorno un duro lavoro, alla divisa che va rispettata e che simboleggia le istituzioni. Conclude con la vicinanza a chi soffre, in particolare ai terremotati e ai disagiati. Aiutiamoli, dice, come hanno fatto con grande capacità e umanità i gruppi di solidarietà . Riconosciamoci comunità e vediamo il rapporto con il prossimo non come un limite ma un inno alla vita. Buon Anno a lei Presidente di tutti gli italiani.
C.C.

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