Cultura 13:35 | 08/05/2025 - Romagna

I tagli alla scuola statale della regione fanno arrabbiare la Cisl: “Così si compromette la qualità dell’istruzione”

Scuola statale in Romagna: tagli inaccettabili all’organico. CISL Scuola Romagna: “Si compromette la qualità dell’istruzione” - 67 posti in meno tra Rimini, Ravenna e Forlì-Cesena. Alessio Gaudioso Segretario Generale CISL Scuola Romagna: “Servono investimenti, non tagli lineari”

La Legge di Bilancio per il 2025 segna un nuovo colpo alla scuola statale dell’Emilia-Romagna, che all’avvio dell’anno scolastico 2025/2026 dovrà fare i conti con una riduzione complessiva di 191 posti comuni. Una parte significativa di questo taglio ricade sulla Romagna: Ravenna perde 26 postiForlì-Cesena 21 e Rimini 20, per un totale di 67 posti in meno in territori che già oggi affrontano difficoltà strutturali legate alla gestione delle classi e alla qualità dell’offerta formativa.

Il calo di iscrizioni registrato anche quest’anno – oltre 6.000 studenti in meno in tutta la regione – è certamente un dato significativo, e riguarda in maniera evidente anche le province romagnole. Ma secondo la CISL Scuola Romagna, si tratta di un fenomeno che avrebbe dovuto essere interpretato come un’opportunità per migliorare la qualità dell’insegnamento e non come un pretesto per ridurre il personale scolastico.

Secondo Alessio GaudiosoSegretario Generale della CISL Scuola Romagna, questi tagli rappresentano una scelta miope e pericolosa. Ancora una volta – afferma – il personale scolastico viene sacrificato in nome di un rigido contenimento dei costi, senza tenere conto della complessità crescente del contesto educativo. Invece di investire su classi meno numerose, percorsi didattici personalizzati e ambienti di apprendimento più sereni e sicuri, si sceglie di risparmiare a discapito della qualità dell’istruzione e del benessere di studenti e insegnanti”.

Ridurre il numero di alunni per classe – sottolinea Gaudioso – significa creare le condizioni per una didattica più efficace, attenta alle esigenze individuali e più capace di garantire l’inclusione, soprattutto in un momento storico in cui aumentano le diversità e i bisogni educativi speciali”.

Il sindacato denuncia anche la pressione crescente sugli Uffici Scolastici, chiamati a gestire operazioni sempre più complesse su organici e mobilità in tempi ristretti, con continue sovrapposizioni tra procedure che rendono difficile un lavoro accurato e sostenibile. I ritardi e gli errori che ne derivano compromettono la qualità del servizio scolastico e creano disagi a catena per personale, scuole e famiglie.

In un momento tanto delicato per la scuola pubblica – conclude il segretario – serve una visione lungimirante. Non possiamo accettare che la riduzione del personale diventi la risposta automatica al calo degli alunni. Serve una politica che metta al centro le persone, che investa sul capitale umano e che rafforzi il ruolo della scuola come presidio educativo, sociale e culturale nei territori, soprattutto quelli più periferici e fragili.”



 

 


 

Cronaca