I reati contestati sono vari e variegati. Si parte dal reclutamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione e per non farsi mancare nulla, sembra, l'estorsione. Questi i capi d'accusa contestati ad una transessuale peruviana di 43 anni, residente a Rimini, ma in in Italia da oltre 20 anni. L'indagata risulta sposata con un uomo, un lombardo di 46 anni. I Carabinieri hanno notificato un'ordinanza alla stessa, emessa della gip Raffaella Ceccarelli. Il testo del provvedimento contiene l'obbligo di dimora nel comune di Rimini, aggravato dalla permanenza notturna, unitamente all'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria ogni giorno. I fatti sono emersi da una indagine condotta e coordinata del sostituto procuratore Luca Bertuzzi. Dalle carte sembra che la transessuale abbia agevolato l'arrivo a Rimini di connazionali transessuali residenti in Perù. Ma pare non a fin di bene, ma solo per mettere queste persone sul marciapiade, ad esercitare il lavoro più vecchio al mondo. I fatti oggetto di contestazione si estendono per un lasso temporale che va dal 2021 al 2024. Durante questo triennio l'indagata avrebbe anticipando le spese di viaggio e fornito alle connazionali alloggio in un appartamento di Miramare affittato per la "causa". L'abitazione era stata presa in locazione dal marito della stessa persona sotto inchiesta: circa quaranta metri quadrati destinati come da regolamenti ad uso deposito, ma che in verità era diventato un luogo ideale di incontri tra clienti e prostitute. Il pagamento richiesto alle "vittime" per il trasferimento nel Belpaese, per agevolarle nel lavoro, nelle pratiche per i vari soggiorni era di prassi circa 10,000 euro a transessuale. Tariffa dove però restava fuori il canone mensile per l'affitto della casa d'incontri. Per godere delle mura per il lavoro, le peruviane appena trasferite, pagavano una somma che variava, fino a raggiungere i 350 euro al mese. Se per il lavoro le peruviane chiedevano di apparire su pubblicazioni di annunci hot nei vari siti d'incontri, altro supplemento da saldare. Sempre secondo la Procura la donna indagata avrebbe profferito minacce ad una delle connazionali, per richiedere la restituzione della somma anticipata al suo ingresso in Italia. Da qui la contestazione dell'ultimo reato descritto in apertura: estorsione.
Cronaca
14:23 - Rimini

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