Politica 16:29 | 30/07/2025 - Dall'Italia

La Rete di Trieste si presenta anche in Romagna

Un anno fa a Trieste, insieme a Papa Francesco e al Presidente della Repubblica Mattarella, quasi un migliaio di delegati provenienti da tutte le diocesi italiane si sono dati appuntamento per la 50esima Settimana Sociale dei cattolici, riflettendo sulla crisi della nostra democrazia. Da quell'esperienza è nata la Rete di Trieste, una rete di amministratori locali di diversi colori ed esperienze politiche. Non un partito (ognuno di noi ha la sua storia di impegno civico o partitico) ma la condivisione di esperienze e la volontà di mettere al centro la cura della democrazia e la centralità della persona. Un percorso aperto a chiunque voglia condividerne i principi e i metodi di lavoro

La Rete conta oggi in tutta Italia circa 1.000 fra amministratori e operatori sociali che in questi giorni si stanno dando appuntamento in diverse città per presentare la loro piattaforma di proposte costruita dal basso. Anche nelle provincie della Romagna diversi amministratori hanno già sottoscritto l’adesione alla Rete, ma pensiamo e desideriamo che possa diffondersi ancora di più. Le nostre amministrazioni agiscono già come area vasta e anche noi dobbiamo necessariamente saper unire e saper progettare per quei livelli di governo, tenendo conto delle specificità dei diversi territori e sapendo far reti sinergiche.

Non vogliamo intervenire sul sistema dei partiti ma rilanciare la partecipazione, cambiando il modo di fare politica. Ci siamo ormai abituati a una politica dello scontro e dell’insulto, dei soli discorsi e dell’agire le procedure: crediamo sia fondamentale recuperare la dimensione del dialogo e la costruzione di reti fra chi opera nelle istituzioni e fra le istituzioni e la società. Vogliamo provare a modificare lo stile e l’agenda politica del Paese, dimostrando che ci possono essere temi condivisi anche fra diversi schieramenti. Pensiamo che i cattolici possano tornare davvero protagonisti del dibattito pubblico in Italia, attraverso amministratori capaci di rimettere al centro i bisogni delle persone e delle comunità. Per questo la “Rete di Trieste” non nasce per creare un nuovo micro partito o di animare correnti interne a quelli esistenti, ma vuole rendere evidente quanto decisivo sia ancora oggi il contributo dei cattolici e della Dottrina Sociale alla vita del Paese”. Per questo come afferma l’enciclica sociale Fratelli Tutti: “Specialmente chi ha la responsabilità di governare, è chiamato a rinunce che rendano possibile l’incontro, e cerca la convergenza almeno su alcuni temi. Sa ascoltare il punto di vista dell’altro consentendo che tutti abbiano un loro spazio. Con rinunce e pazienza un governante può favorire la creazione di quel bel poliedro dove tutti trovano un posto”.

Crediamo siano almeno cinque i punti su cui è possibile partire per un confronto aperto e concreto, al di là degli schieramenti

Il primo e il secondo sono legati alla partecipazione dei cittadini (e in particolare dei giovani) alla vita politica. Porre i giovani al centro delle strategie pubbliche significa costruire una società più giusta e lungimirante. Per favorire la partecipazione dei giovani, si propongono percorsi di formazione specifici, la promozione di spazi di socialità, aggregazione e coabitazione. Il tema della partecipazione democratica non riguarda però solo i giovani. L’astensionismo rappresenta infatti, oggi uno dei maggiori problemi per la tenuta democratica del Paese: ad ogni tornata elettorale, sono circa il 50% degli aventi diritto a presentare alle urne per esprimere il proprio voto. Occorre quindi lavorare per stimolare la partecipazione democratica dei cittadini, sviluppando nuove prassi e promuovendo strumenti di democrazia partecipata e di consultazione che contribuiscano a ricostruire un rapporto di fiducia tra cittadini e le istituzioni, come assemblee pubbliche e bilanci partecipativi. Attivare una cittadinanza attiva e civile con coscienze formate, riflessive e competenti capaci di strategie non limitate al solo presente, capaci di valutare in itinere e riesaminare l’operato. Avviare, inoltre, processi di collaborazione paritaria tra pubbliche amministrazioni, Terzo Settore, comitati o gruppi informali. Infine, istituire organi consultivi giovanili per favorire la progettazione continua e il dialogo con l’amministrazione. 

La Rete si propone, poi, di ripensare interamente il welfare di prossimità, sviluppando un sistema cooperativo che valorizzi le realtà sociali, a partire da azioni concrete di co-progettazione e soprattutto di co-programmazione e amministrazione condivisa con gli enti di Terzo Settore riconosciuti. L’obiettivo è rispondere in maniera efficace alle fragilità attraverso un’integrazione virtuosa di pubblico, privato e Terzo Settore. Tra le proposte presentate, le scuole aperte nel pomeriggio per essere comunità educanti e innovative, il potenziamento delle reti solidali di recupero delle eccedenze di cibo per contrastare lo spreco alimentare e il rilancio del diritto all’abitare e la vivibilità dei centri storici. 

La sostenibilità e la transizione ecologia del territorio rappresentano oggi uno dei più importanti investimenti per il futuro delle comunità. In un contesto di profondo mutamento climatico, la proposta è di incentivare la nascita delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) attraverso gli incentivi specifici e la semplificazione delle normative, la pedonalizzazione degli spazi pubblici e la mobilità dolce. 

Infine, le aree interne e le periferie: ripensare le aree marginali del Paese come laboratori di innovazione e comunità resilienti. In parte lo sono già: alcune delle migliori esperienze di rigenerazione urbana e di micro imprenditoria sono nate proprio in queste aree, che possono trovarsi anche ai margini di città con servizi. In queste zone ancor più pesante l’effetto della crisi del Sistema Sanitario Pubblico, dove la distanza si unisce la scarsità di operatori sanitari sempre più in transito verso il privato o l’estero, e comunque dove il lavoro di cura è sostenuto socialmente ed anche economicamente. Servono Tavoli permanenti di dialogo, ascolto e verifica con i rappresentanti esperti dei politici e amministratori, le aziende sanitarie, i sindacati, le associazioni e cittadini per cambiare direzione per un sistema integrato nella cura con la comunità e con i caregiverfamigliari supportati. Se incentivate, le aree interne possono essere luoghi pieni di vita, che garantiscono la tenuta dei territori più complessi del fragile suolo italiano. Da qui delle proposte specifiche per incentivare il ritorno e il restare in questi luoghi, come una tassazione specifica per i piccoli comuni, nuovi criteri per la distribuzione dei fondi pubblici, la promozione di nuove forme di auto-organizzazione economica e di hub di territorio. 

Vogliamo trasformare la democrazia ferita con la volontà di andare al suo cuore che è la partecipazione responsabile e relazionale, con gli altri per il bene comune.

Camillo Acerbi, assessore al Bilancio e alla Cultura, Comune di Cesena

Carmelina Labruzzoassessora ai Servizi alle Persone e per le Famiglie, Comune di Cesena 

Francesco Biguzzi, consigliere comunale, Cesena

Daniele Perini, presidente del Consiglio comunale, Ravenna

Andrea Guiduzziconsigliere comunale, Savignano sul Rubicone 

Sabrina Olivucci, consigliera comunale, Forlimpopoli

Michele Neri, consigliere comunale, Bellaria-Igea Marina

Omar Fabbri, consigliere comunale, Mercato Saraceno

Carlo Pantaleo, coordinatore “Rete di Trieste” della provincia di Rimini

Gian Marco De Biase, coordinamento nazionale “Rete di Trieste”

William Casanova, Fondazione “Don Baronio”

Damiano Zoffoli, presidente associazione “Benigno Zaccagnini”