Bruxelles e il Consiglio di Stato hanno bocciato il “Piano Salvini” per la messa a bando delle concessioni balneari. Su questo tema, da troppo tempo, associazioni balneari e politica mettono in scena la pantomima di un particolare rapporto di amore-odio, il tutto a scapito dell’interesse generale, che invece richiederebbe chiarezza e coerenza nelle posizioni. Da una parte, le imprese balneari collezionano sonore batoste seguendo il “pifferaio magico” di turno; dall’altra, si registra un’inspiegabile propensione di ogni forza politica ad assecondare una categoria – quella dei balneari – che fa dell’interesse particolare (anzi, particolarissimo) la propria ragion d’essere. In un contesto dove le pubbliche evidenze cambieranno il panorama dei concessionari balneari presenti sul nostro territorio, è quanto meno singolare che si continui ad avere come unici interlocutori i concessionari “scaduti”.
In questo vero e proprio teatrino, al quale l’opinione pubblica è costretta ad assistere ogni anno, restano ai margini tutte quelle organizzazioni che rappresentano interessi generali e collettivi, come il lavoro, l’ambiente, la legalità e l’accessibilità delle spiagge. Sul piano del lavoro, già l’anno scorso (e da sempre), CGIL e FILCAMS avevano richiesto a tutti i Comuni costieri l’avvio di percorsi adeguati per una contrattazione preventiva, chiedendo che nei bandi per l’assegnazione delle concessioni demaniali fossero previsti requisiti minimi legati al lavoro.
Piano spiaggia di Riccione: chi rappresenta i lavoratori stagionali deve essere consultato con pari dignità rispetto alle imprese balneari
Quanto accade a livello nazionale con la Bolkestein si ripresenta spesso, ciclicamente, anche a livello comunale quando si affronta il tema “spiagge”. È esattamente ciò che è avvenuto a Riccione, dove i rappresentanti delle imprese (i concessionari demaniali) diventano interlocutori privilegiati nella predisposizione del piano spiaggia, mentre tutte le altre organizzazioni portatrici di interessi generali – in primis il lavoro – devono accontentarsi di leggere la notizia dell’avvio di un confronto sulla stampa locale. In questo, davvero, la politica non si distingue; anche in considerazione del fatto che da un anno CGIL e FILCAMS hanno inoltrato al Comune di Riccione una richiesta di confronto su questi temi.
Il caos, mentre sulle spiagge i servizi di salvataggio funzionano a singhiozzo lungo il corso della giornata
Dall’anno scorso è stata abolita l’interruzione di un’ora del servizio di salvataggio durante la pausa pranzo. Ma, in perfetto stile italiano, si sono fatte le nozze con i fichi secchi: invece di avviare e favorire un confronto costruttivo tra le parti, si è deciso semplicemente di ampliare dalle 12.30 alle 14.30 la fascia costiera da sorvegliare per ciascun marinaio, passando da 150 a 300 metri; in tal modo impiegando meno forza lavoro in pausa pranzo: come se ci fosse meno rischio di annegamento in quella fascia oraria. Il modello attualmente vigente da un lato si limita a far percepire maggiore sicurezza della balneazione nell’ora di pranzo, dall’altro scarica sui marinai di salvataggio rischi in tema di salute e sicurezza nonché le responsabilità legali in caso di gravi incidenti in mare. Se di ampliamento del servizio si deve parlare – e noi siamo favorevoli - lo si faccia seriamente, affrontando fino in fondo anche tutti gli aspetti contrattuali.
Su questa vertenza – di fronte all’inerzia di Comuni, Regione e Capitaneria – FILCAMS CGIL Rimini ha indetto lo stato di agitazione sindacale in vista di uno sciopero provinciale proclamato per il 9 agosto. L’obiettivo è avviare un confronto concreto per riprendere in mano una situazione che, in assenza di interventi, si ripresenterà identica nel 2026, con gli stessi problemi riscontrati quest’anno.
Il confronto in Prefettura, conclusosi senza esito positivo il 22 luglio scorso, non ha infatti portato ad alcun risultato. In assenza di segnali concreti da parte delle Istituzioni e delle imprese, i marinai di salvataggio incroceranno le braccia.
CGIL Rimini - FILCAMS CGIL Rimini