Cronaca 09:46 | 21/07/2025 - Rimini

Nostalgici del Duce e fans di Che Guevara. Sara Sordelli su Facebook: "Non trovo differenze"

Puntualmente, come ormai succede da qualche estate a questa parte, torna d’attualità l’argomento della vendita dei gadgets di Benito Mussolini. L’ombra del fascismo, a distanza di più di mezzo secolo, avvolge ancora le menti di chi, specie ora che in Italia governa il centrodestra, tenta di demonizzare l’avversario politico andando a ripescare in un passato che tutti hanno condannato.

In verità già a Riccione lo scorso inverno qualcuno aveva chiesto di bandire Villa Mussolini, di cambiargli nome perché le tracce di quell’orrendo passato andrebbero tutte cancellate senza ricordare che comunque fanno parte della storia del nostro Paese.

Ma ciò che ha colpito il popolo dei social, osservatori, pensatori e semplici lettori è ciò che ha pubblicato sulla sua pagina facebook Sara Sordelli e che noi, a beneficio di chi non avesse avuto la possibilità di leggere, diffondiamo molto volentieri.

Scrive la Sordelli a proposito di quanto riportato in un servizio del quotidiano Il Resto del Carlino intitolato “Quei gadget di Mussolini. I turisti indignati… Blitz dei Vigili nei market”:

“Ma per favore..."Non c'è una legge contro questo commercio indecente"... basterebbe farle chiudere, queste attività... che sono qualcosa di assolutamente indecoroso e vergognoso e che venisse, a questa maniera, riqualificata l'intera zona e poi, tranquilli, che sparirebbero anche i simboli fascisti e nazisti, di conseguenza. Ma l'integrazione ad ogni costo, per tirar su voti, da parte del PD, porta a questo... ed era da mettere in conto... Se si va a fare una passeggiata in quel tratto di strada dopo una cert'ora, sembra di trovarsi nel Bronx... da paura davvero... fatta una volta con un'amica anni ed anni fa, mi sono rifiutata di tornarci nuovamente. Ma il problema, adesso, è l'ormai famosa "pastasciutta antifascista" o cosa vendono in questi bazar, che non dovrebbero neppure esistere, a mio avviso ed avremmo gia risolto, il problema, alla radice...”.

E, sempre la Sordelli, aggiunge: “Sullo spunto dell'articolo vorrei fare un'osservazione: chi acquista, ad esempio, una maglietta con il volto di Che Guevara, spesso, credo si senta dalla parte giusta della storia, magari, convinto di rappresentare ideali di giustizia o ribellione.  Ma si dimentica, o finge di dimenticare, o non sa, che Che Guevara non fu solo un simbolo rivoluzionario:  fu anche un uomo che teorizzò e praticò la violenza, che istigava all’eliminazione fisica dell’avversario politico, che giustificava il terrore come mezzo per costruire una nuova società. In cosa, secondo voi, è diverso da chi tiene una statuetta con la testa del Duce? In entrambi i casi, si celebra un volto che rappresenta ideologia, repressione e morte. Uno in nome della rivoluzione, l’altro in nome della dittatura. Ma la sostanza, non cambia...”!

Ovviamente la riflessione della Sordelli ha scatenato il dibattito fra chi contesta le sue oservazioni ed invece chi, la gran parte, le giudica a buona ragione. Noi, nella libertà di opinione e di pensiero che ci ha sempre contraddistinto, crediamo che i problemi della città siano altri e la cronaca di tutti i giorni indica quali. Riteniamo peraltro superfluo ancora oggi rivangare un passato che ci ha disonorato agli occhi del mondo e che abbiamo pagato a caro prezzo. Il fascismo e tutto ciò che ancora oggi si colloca al suo interno devono essere azzerati e se chiudere questi negozietti che vendono i ricordi di quel terribile passato servisse a qualcosa ben vengano le chiusure ed i sequestri della merce. Ma deve valere per tutti. E su questo concordiamo con la Sordelli.