La crescente sensibilità ambientale dei consumatori ha reso il “green marketing” un potente strumento competitivo, portando alla proliferazione di dichiarazioni ecologiche (c.d. claim green) e alla registrazione di marchi a connotazione ambientale. Tali marchi, definiti “green” o “ecologici”, sono sempre più ricercati dalle aziende per differenziarsi e rispondere alla costante e crescente domanda di prodotti e servizi sostenibili. Tuttavia, tale scenario ha favorito l’emergere del greenwashing, una pratica commerciale ingannevole attraverso la quale un’azienda costruisce un’immagine di sé ambientalmente responsabile senza il supporto di azioni concrete e verificabili.
“Il greenwashing non solo disorienta i consumatori e indebolisce la fiducia nel mercato, ma danneggia anche le imprese autenticamente sostenibili, creando una concorrenza sleale che va contrastata con strumenti giuridici adeguati”, sottolinea l’avv. Silvia Rossi, Direttore dell’Ufficio di Stato Brevetti e Marchi della Repubblica di San Marino.
All’interno del seminario “Proprietà Industriale e Green Economy - Tutela, Innovazione e Competitività Sostenibile”, tenutosi lo scorso 7 novembre presso Ecomondo, a Rimini, organizzato dallo Studio Casanti Migani di Rimini e moderato dallo stesso avv. Rossi, che ha visto la partecipazione di autorevoli esponenti sia dell’Ufficio Europeo sia dell’Ufficio Mondiale per la Proprietà Intellettuale, si è affrontato il tema di come la proprietà industriale possa trainare l’economia verde attraverso l’analisi di normative, migliori pratiche e casi di studio di successo.
I brevetti “green”, ovvero titoli di proprietà industriale che proteggono invenzioni a beneficio ambientale, rappresentano uno strumento cruciale per accelerare la transizione verso un'economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio. Tali tecnologie, che spaziano dalle energie rinnovabili e l’efficienza energetica al riciclo dei materiali e alla cattura della CO2, sono fondamentali per affrontare le sfide globali del cambiamento climatico.
La tutela brevettuale offre un incentivo essenziale alla Ricerca & Sviluppo, garantendo un periodo di esclusiva che permette di ammortizzare gli ingenti investimenti e di promuovere l'innovazione. Tuttavia, la protezione delle invenzioni green solleva questioni complesse che contrappongono il diritto di esclusiva del titolare con le esigenze di un accesso diffuso e rapido a queste tecnologie.
Yoshinari Oyama dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (WIPO), nel suo focus si è concentrato sulla piattaforma WIPO GREEN: “una sorta di marketplace globale per la diffusione e lo scambio di tecnologie ambientali”.
Sergio Rizzo dell’EUIPO (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale), nel presentare l’aggiornamento sul report Green EU Trade Marks 2023, ha mostrato come “negli ultimi 25 anni la registrazione di marchi green è in ascesa. Di 100.000 totali depositati l’anno presso EUIPO, il 14,5 del totale sono green, in gran parte relativi all’energia verde, poi trasporti e agricoltura. E questi marchi non sono un monopolio di grandi aziende, anzi”.
La Cina guida i depositi con oltre 3.700 domande nel 2022, seguita da Germania, Italia e Stati Uniti. L’Italia si posiziona seconda in Europa per numero di marchi verdi, con un’eccellenza nei settori energie rinnovabili, moda sostenibile e food biologico. Novità: “Dal dicembre 2025 sarà possibile registrare Igp di prodotti non alimentari”.
“Il mercato green vale oggi circa 1,5 trilioni di euro e continua a crescere a doppia cifra – ha spiegato Paolo Migani –. Tuttavia, la metà dei marchi a connotazione ambientale viene respinta perché fuorviante (53%) o non supportata da prove (40%). Per questo è fondamentale promuovere una tutela giuridica solida e trasparente”.
Durante il seminario è stato inoltre analizzato il nuovo quadro normativo europeo in materia di pratiche commerciali sleali, con particolare riferimento alla Direttiva (UE) 2024/825, e le implicazioni sui requisiti di validità dei marchi green, alla luce della necessità di garantire trasparenza, verificabilità e correttezza nella comunicazione ambientale. Ampio spazio è stato dedicato anche ai brevetti green, titoli di proprietà industriale che proteggono invenzioni a beneficio ambientale, e al loro ruolo cruciale nel favorire una transizione ecologica efficace. Le discussioni hanno toccato temi quali la brevettabilità delle innovazioni sostenibili e la tutela delle varietà vegetali.
“Oggi la competitività passa anche dalla capacità di proteggere brevetti e marchi legati alla sostenibilità”, hanno concluso Filippo Casanti e Paolo Migani, fondatori dello studio. Il seminario ha confermato come la proprietà intellettuale rappresenti una leva fondamentale per accelerare la transizione verso un’economia verde, sostenendo la ricerca, l’innovazione e la credibilità del mercato sostenibile.
Chi è lo Studio Casanti Migani
Fondato nel 2014 dall’avv. Filippo Casanti e dal dott. Paolo Migani, lo Studio Casanti Migani opera nel campo della proprietà industriale e intellettuale, offrendo consulenza legale e tecnica a imprese locali, nazionali ed estere. Le competenze integrate – giuridiche, amministrative e di tutela giudiziale – coprono marchi, brevetti, modelli ornamentali, disegni industriali, software, varietà vegetali e indicazioni geografiche.
Grazie a una rete di corrispondenti internazionali, lo Studio assiste le aziende dalla fase di analisi preventiva e deposito delle domande di registrazione, fino alla protezione contro ogni forma di contraffazione o concorrenza sleale, in Italia e all’estero.
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