"La domanda è lecita: le rilevazioni ISTAT sulle presenze turistiche danno… i numeri? Parlo da sindaco di un Comune che ha toccato e tocca con mano da tempo tutte le incongruenze che oggi sui principali quotidiani nazionali le associazioni degli albergatori imputano al Viminale parlando senza mezzi termini i di “dati falsati sulle presenze di agosto”. Un comune in cui la principale fonte economica non è il turismo, ma che comprende che un territorio più appetibile nel suo insieme può essere una grossa opportunità per lo sviluppo della rete del commercio e dei servizi, valide alternative a momenti di crisi sempre più frequenti.
A Santarcangelo nel 2025 abbiamo investito su un progetto di rinnovo della brand identity che raccogliesse l’idea di una nuova identità turistica, per la prima volta messa a sistema in un progetto di promozione e accoglienza strutturata. Bene, proprio in quei mesi di studio e approfondimento affidati ad agenzie specializzate ci siamo accorti che i dati ISTAT in qualche momento ci davano dei segni “meno” e dei decrementi percentualmente clamorosi solo perché alcune strutture (abbiamo 6 alberghi) non hanno comunicato di essere chiuse temporaneamente. Magari per lavori. O non hanno trasferito a chi di dovere i loro dati. ‘Anomalie’ che in qualche modo aveva già segnalato a inizio anno il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad quando aveva sottolineato la ‘scomparsa’ di 300 mila pernottamenti tra dati ISTAT e numeri provenienti dall’Imposta di soggiorno, pur formalmente dipendendo entrambi dalla stessa fonte (le strutture ricettive).
Santarcangelo non è una città dal dna turistico, ma una realtà che gode di grandi opportunità date dalla vicinanza con Rimini e dalla propria identità e su questo abbiamo investito e vogliamo continuare a investire con forza. Un apposito studio ci ha consentito di rilevare infatti che nel 2023 ci sono state oltre 40.000 presenze (forse l’apice consentito dall’attuale ricettività e dal non inseguire le masse) e di censire oltre 90 strutture ricettive operative: solo una trentina, qualcuna meno, sono però registrate sui canali ufficiali di rilevazione. Un combinato disposto per cui nella prima metà del 2025 Istat registrava una flessione del 20%, attenuatasi con la fine primavera e l’inizio estate, quando le strutture sono tornate non a caso tutte operative: maggio e giugno hanno fatto infatti segnare un incremento anche importante e luglio si è rivelato in linea con quello 2024, quando ad esempio la Pro Loco ha registrato un +25% di accessi alle grotte rispetto a dodici mesi prima.
E dunque è più che lecita la domanda iniziale: l’Istat è pienamente affidabile, almeno sui numeri provvisori?
Sulla base di questa considerazione, è conseguente un’altra domanda: il dibattito su alberghi e spiagge vuote in Romagna così come nel resto d’Italia si fonda su presupposti statistici esatti o parziali? Un mix tra fonti statistiche non più centrate, speculazione mediatica sui social e un sentimento masochista di un comparto poco unito se non per propri singoli interessi?
Lascio sospese le domande e preferisco concentrami sulla concretezza. Non sarebbe più logico e utile ripensare a strumenti di rilevazione più completi capaci di misurare con attendibilità un fenomeno così complesso come il turismo, che non dipende ‘solo’ dal numero di arrivi e presenza ma ‘anche e soprattutto’ dai fatturati e dall’occupazione prodotti? Perché non si misura mai il fenomeno dell’escursionismo, ad esempio, superiore a quello ricettivo visto che sono milioni sul territorio della provincia di Rimini gli ospiti e i visitatori che visitano i musei, vanno nelle nostre spiagge, salgono sulle nostre colline e poi se ne tornano a casa la sera senza soggiornare in hotel?
E analisi precise alimentano dibattiti seri. Perché non è serio, a mio avviso, ogni anno ripartire con ‘dobbiamo cambiare il modello’ o ‘dobbiamo rifare tutto’. Lo scorso anno erano le alghe e la fuga in Albania. Quest’anno il problema sono i prezzi. Troppo alti? Ma se fino a poco fa dicevamo e speravamo nell’arrivo di turisti più alto spendenti per poter qualificare l’offerta Ricordiamo tutte le lamentele e le macumbe contro il turismo del cartoccio, i saccopelisti, il carnaio scarso spendente.
Oggi, dopo 30 anni e centinaia di milioni di euro investiti nelle strutture della destagionalizzazione, nella connessione tra costa ed entroterra, in un turismo meno caotico e concentrato solo nei tre mesi estivi, siamo qui ad affermare l’esatto contrario? Ma che serietà di analisi è questa? Sino all’altro ieri ci siamo detti che bisognava riportare gli stranieri e quest’anno dietrofront, via gli stranieri e bisogna catturare gli italiani? Non è meglio affermare una volta per tutte che la vacanza riminese è la vera vacanza per tutti, quella imbattibile per il rapporto qualità/prezzo, la vacanza per quel che resta della classe media italiana, proprio quella che fatica a permettersela, e se noi pensassimo di abbandonarla daremmo davvero un cattivo esempio per i nostri valori?
Ora come non mai Rimini è la che accoglie senza discriminare, che apre le braccia e per questo rimane in vetta tra le località turistiche del Paese. Orgogliosa e abituata a organizzare e gestire altissimi flussi di visitatori, là dove altri concorrenti non sanno neanche dove iniziare. E visto che tutte queste strutture non resisteranno nel tempo, gli investimenti in infrastrutture come Trc, aeroporto e parcheggi sono sempre più strategici. Non abbiamo bisogno di statistiche datate, ma di appeal e attrattiva economica, attività capaci di remunerare (bene) il lavoro e investire nella riqualificazione. Perché chi non investe resta fuori dal mercato.
Ultima considerazione: le casse pubbliche, quelle dei Comuni in particolare, non sono più in grado di sostenere spese folli a favore del turismo e non devono mirare a chiedere contributi solo per creare eventi. In Riviera come nelle aree interne.
Serve altro, servono ragionamenti d’insieme e investimenti infrastrutturali per creare l’attrattiva e le condizioni per far pernottare più giorni i turisti anche lontano dalle strutture della costa. Bisogna andare oltre al concetto di escursionismo puro e semplice, che va comunque rilanciato con modelli come era un tempo Collinea, il sistema di corse di servizio pubblico quotidiane dalla costa agli entroterra. Bisogna esplorare nuove rotte, che a Santarcangelo stiamo ricercando nell’ampliamento della ricettività al di fuori del centro storico, nelle aree agricole, con nuovi modelli come glamping, agricampeggi e una rete di agriturismi.
Chi dice che un modello è finito non solo dice una banalità peraltro reiterata (lo hanno detto in 30 anni per le mucillagini, per la crisi della notte e delle discoteche, per la crisi economica, per la concorrenza dell’Albania o della Grecia o della Spagna o del Nordafrica) ma non sposta di un millimetro l’utilità del dibattito. Di certo l'offerta va arricchita integrando veramente la costa in un sistema territoriale in Romagna ricchissimo. Altroché analisi fondate su numeri statistici che non si sa mai bene se sono corretti o distorti".
Filippo Sacchetti
Sindaco di Santarcangelo