Il Ministero della Giustizia è al collasso: “Tanta giustizia da garantire, poca giustizia per chi la garantisce”
Tra le carenze di organico rilevate al 31 dicembre 2024 e i prossimi pensionamenti, si prevedono oltre 15.000 posti vacanti. Eppure, l’Amministrazione continua a non fornire risposte sulla giusta valorizzazione professionale ed economica del personale attualmente in servizio.
La situazione nel Tribunale di Rimini: 40 precari senza prospettive
Dai provvedimenti governativi non emerge alcun intervento concreto sulla redistribuzione dei carichi di lavoro, né attraverso nuove assunzioni né con progressioni verticali. A questo si aggiunge il nodo irrisolto della stabilizzazione del personale precario assunto con fondi PNRR: dopo tre anni di attività, questi lavoratori hanno ampiamente dimostrato di meritare la trasformazione del proprio contratto in tempo indeterminato.
Una loro stabilizzazione rappresenterebbe un'opportunità straordinaria per strutturare stabilmente l’Ufficio per il Processo, con ricadute positive anche per il personale già a tempo indeterminato.
Questa vertenza riguarda tutti. Se la giustizia non funziona e il personale non è messo nelle condizioni di lavorare al meglio, a farne le spese sono i cittadini.
Il DL Zangrillo e l’ipocrisia sulla pubblica amministrazione
La conversione in legge del DL Zangrillo, approvata senza l’estensione della stabilizzazione ai precari PNRR della Giustizia (che solo nel Tribunale di Rimini sono circa 40), svela tutta l’ipocrisia dei proclami del Governo sull’occupazione nella pubblica amministrazione.
Il Ministro Nordio, intanto, ignora il destino del suo Ministero, concentrandosi unicamente sulla separazione delle carriere. Zangrillo, dopo due anni di promesse su assunzioni e trattenimento del personale, continua a non intervenire per confermare nella PA 12.000 lavoratori competenti e motivati al lavoro.
In presidio per il lavoro e per la giustizia
A un anno dalla scadenza dei contratti dei precari PNRR del Ministero della Giustizia – funzionari UPP, tecnici e operatori data entry – e a sei mesi dall’approvazione della prossima legge di bilancio, che dovrà individuare le risorse per la stabilizzazione, le organizzazioni sindacali FP CGIL, UIL PA e USB PI ritengono indispensabile rilanciare la mobilitazione.
Per questo, lunedì 30 giugno, i lavoratori interessati si sono riuniti in presidio davanti al Tribunale per manifestare il proprio disagio.
Stabilizzare solo la metà del personale oggi in servizio, come prevede il Piano strutturale di bilancio del Governo (ma senza ancora le risorse per 3.000 unità), non danneggerebbe solo migliaia di lavoratori e lavoratrici che rischiano di rimanere senza impiego: colpirebbe anche il personale di ruolo, già sovraccarico da trent’anni di mancati investimenti nel comparto giustizia, e aggraverebbe l’intero sistema giudiziario.
Per tutte queste ragioni, FP CGIL, UIL PA e USB PI – raccogliendo gli appelli arrivati da lavoratori, lavoratrici e RSU – ritengono necessario proseguire la mobilitazione. L’obiettivo è ottenere investimenti adeguati per rafforzare l’organico di ruolo e garantire la stabilizzazione di tutto il personale precario della giustizia, attraverso assemblee e presìdi unitari davanti ai tribunali e ai palazzi di giustizia di tutto il Paese e con la partenza di una petizione.