L’Italia continua a occupare gli ultimi posti in Europa per investimenti pubblici nella cultura. Invece di colmare questo divario, oggi assistiamo all’ennesimo taglio di fondi a danno di un uno tra gli eventi artistici e culturali più importanti del nostro Paese: il Festival dei Teatri di Santarcangelo. Il Festival è un laboratorio di pensiero critico, un luogo dove le arti performative si fanno strumento per analizzare e decostruire le contraddizioni della nostra società: le disuguaglianze di genere e sociali, le discriminazioni, i razzismi, le guerre, la crisi climatica. Temi urgenti, attuali, scomodi. Temi che parlano del nostro presente e interrogano il nostro futuro. È inaccettabile che proprio la forza di queste tematiche venga indicata come motivo per escludere il Festival dai finanziamenti pubblici. Come si possono tagliare i fondi usando come motivazione che affrontare questi temi crea divisione, quando le stesse tematiche trattano di divisioni? È sicuramente contradditorio.
Ci chiediamo quale sia il metro di "merito" e di "qualità" richiesto dalla deputata Colombo. Chi l'ha scritto e chi lo giudica, ma soprattutto, con che diritto.
Non riusciamo a trovare una risposta proprio perché questo è un attacco prettamente politico:
Un tentativo di colpire un festival che da 55 anni ospita artistə che hanno trasformato l’arte in uno strumento di liberazione, denuncia e consapevolezza collettiva.
Un modo per escludere ancora di più chi lavora nella cultura, già quotidianamente costretto a lottare per la sopravvivenza, ma è anche un attacco al diritto di pensare, di criticare, di immaginare un mondo diverso.
Parlare come fa Colombo di sostegno solo a progetti rispettosi della sensibilità nazionale vuol dire non sapere che l'arte, da sempre, si fa beffe della sensibilità e della morale comune, altrimenti non sarebbe arte; vuol dire voler piegare la cultura ad un'idea di stato etico e morale non così dissimile da quella degli Ayatollah, dove l'unica famiglia rappresentabile è quella del mulino bianco, dove l'unica religione degna ed inattaccabile è quella di Stato.
Ci stupisce infine che i novelli difensori della cultura, che oggi gridano allo scandalo, Gnassi, Petitti, Parma, siano proprio gli stessi personaggi che per anni, al Governo e nelle amministrazioni comunali, hanno tolto risorse al settore della cultura o hanno esternalizzato i servizi culturali e hanno continuato beatamente a permettere lo sfruttamento del personale che lavora nel settore cultura. Gli stessi che dalla cultura, spesso e volentieri, hanno tolto qualsiasi messaggio politico, mercificandola e rendendola un semplice strumento per attirare solamente più turismo.
Potere al Popolo - Rimini