Politica 12:05 | 03/09/2025 - Romagna

Potere al Popolo sul calcio locale: A chi viene venduto il Rimini? Alla Building Company, la quale si circonda di personaggi veri maestri nel fallimento societario"

Il “modello Rimini” viene a galla anche con la vicenda del Rimini Calcio. Una città sotto sequestro di speculatori e amministrata, così pare, da un comitato d’affari di nome Partito Democratico, incapace a data odierna di dialogare con la città senza invocare alla querela. L’8 Aprile il Rimini alzava la Coppa Italia di serie C. Da li, il buio: stipendi non pagati, debiti in crescita e una società venduta per un euro, nel silenzio assordante della precedente proprietà, dopo aver vinto il bando comunale per la zona della Gaiofana (dove dovrebbe investire in sanità privata). Un trionfo speculativo nel disinteresse e nell’incompetenza di amministrazione pubblica e giornalisti locali. 

A chi viene venduto il Rimini? Alla Building Company srl, la quale si circonda di personaggi veri maestri nel fallimento societario. 

Per la Lega, gli stessi che ogni anno rendono il calcio “minore” insostenibile a vantaggio di club più blasonati (che invece possono accumulare debiti infiniti), è tutto regolare: l’importante è pagare in tempo e da dove vengono i soldi; quando arrivano, non importa. Nei giorni immediatamente precedenti al passaggio di proprietà il Sindaco di Rimini esprime la propria esultanza per un preliminare di vendita, annunciando “importanti novità”. Immediata la risposta della Curva Est Rimini che esprimeva, con toni forti e provocatori (tipici delle voci libere e arrabbiate), le proprie perplessità in merito agli acquirenti. La Curva Est, di certo non composta da giornalisti professionisti, è l’unica in città che con cortei e lavori d’inchiesta smaschera da subito gli sciacalli e chiede alle istituzioni, per quanto possibile, di intervenire. Piccato nell’orgoglio, il Sindaco annuncia querele, modifica e cancella i propri post, e riceve solidarietà bipartisan da una classe politica che si erge a polizia del galateo, accusando la curva stessa di sessismo, smemorato dell’aver accolto a braccia aperte il raduno degli alpini, medaglia d’oro di molestia. Chi denuncia viene colpito, chi specula viene accolto: la stessa logica che trasforma Rimini nella vetrina turistica dei grandi eventi e del cemento libero, mentre si smantellano i servizi, si precarizza il lavoro e si abbandonano i quartieri. Le perplessità crescono, la nuova proprietà minaccia querele a chi intralcia il suo operato, la città tace, la Curva Est protesta, il sindaco e l’assessore allo Sport chiedono timidi confronti alla società, che palesemente temporeggia prendendosi gioco di tutto e tutti.  Arriviamo così al 1° di Settembre. In giornata la nuova proprietà svende tutti i giocatori simbolo dell’impresa del campionato precedente (vittoria della coppa Italia di serie C) e smantella in toto il settore giovanile, vero elemento di socialità in un calcio sempre più schiavo del denaro, distruggendo le speranze dei ragazzi che sognavano di indossare la maglia a scacchi.

Un calcio malato, dove chi sventola una bandiera della Palestina viene diffidato e chi specula sulla passione delle persone e sul futuro dei ragazzi viene accolto col tappeto rosso. 

Oggi arrivano le considerazioni del Sindaco e della Giunta, che si fanno elogio per aver tolto l’utilizzo dello stadio ad una società fantasma. Dopodomani, invece, per il Comune inizieranno i problemi veri, con i lavori del centro sportivo della Gaiofana sempre più appesi ad un filo, con una fideussione che si spera di riuscirte ad escutere e che difficilmente coprirà i maggiori costi di costruzione non coperti dal PNRR.

Noi di Potere al Popolo ci chiediamo:

Si sarebbe mai giunti a questa presa di coscienza da parte dell’amministrazione comunale senza l’intervento della Curva Est?

E’ possibile che gli ultras di Rimini abbiano una capacità previsionale maggiore di chi come lavoro guadagna migliaia di euro per progettare lo sport in città?

Arriveranno mai le scuse del Sindaco a quei ragazzi che hanno contribuito a svegliare la città e a farle aprire gli occhi?

La crisi non è solo della squadra, ma l’intero modello di città. Fare mea culpa in politica è difficile, ma a volte è doveroso.